sabato 4 febbraio 2017

La parabola delle stelle cadenti, romanzo di Chiara Passilongo

Ho appena terminato di leggere questo romanzo e sento il bisogno di appuntare alcune impressioni che ho maturato nel corso della sua lettura che è avvenuta nei due mesi precedenti questo Febbraio del 2017.
E' un opera prima e già questa circostanza mi induce a complimentarmi con l'autrice per aver speso bene il suo tempo e per avermi regalato una storia che si snoda praticamente in parallelo con la mia vita.
La seconda parte del secolo scorso e l'attuale secolo sino al 2013.
Tutti i personaggi presentano l'aspetto che gli altri attribuiscono loro ma rivelano anche un altro io nascosto , aspetti della loro esperienza sui quali si interrogano in modo critico e la cui rivelazione produce in coloro che con essi si rapportano per ragioni familiari o altro, un effetto che li costringe a un ripensamento critico ed affettivo dell'altro.
L'impossibilità di irrigidire in una sola definizione gli uomini anche se è necessitato il bisogno di una descrizione sintetica.
Si racconta una storia che potrebbe essere stata vera e l'autrice potrebbe esserne stata parte.In ogni caso tutto è verosimile, nulla è eccezionale. La infinita varietà della normalità.
Le ragioni della vita finiscono col prevalere su quelle della morte, la nascita attesa di una nuova creatura mette ordine, e da senso ai più complessi sovvertimenti delle situazioni che ci riguardano. Quella che potrebbe considerarsi una famiglia alto borghese dell'imprenditoria della provincia veneta, nel suo massimo splendore del boom economico del Nord Est, destinata a primeggiare aristocraticamente per un tempo indefinito, viene travolta dalla crisi economica ed ogni personaggio si riposiziona criticamente rispetto ai mutamenti intervenuti.
Costante rimane per ciascuno di loro la necessità di comprendere gli altri e se stessi attraverso situazioni conflittuali che è evidentemente inevitabile incontrare sia nella riflessione sul proprio io che su di ogni relazione che abbiamo con l'altro. Il nostalgico fascista Achille , ha sì tutti i caratteri del padre padrone, ma è sinceramente convinto di avere ragione sui fondamentali della vita ed è fortemente ispirato da una visione sociale del fascismo stesso che si riflette nel suo modo di fare impresa e di considerare i lavoratori come parte della stessa. E' suo il compito non solo di far prosperare l'impresa ma anche di assicurare attraverso di essa il mantenimento dignitoso dei propri dipendenti e il rispetto degli stessi creditori. La visione sociale del fascismo sembra attraversare senza clamore ed indenne nella democrazia della seconda metà del secolo ed essere alla fine sconfitta dal mercato globalizzato che mostra  di non avere più bisogno di uno stato sociale.
La crisi economica del nostro secolo sembra comunque culturalmente sconfiggere la dimensione sociale del lavoro.
Achille più di altri sogna dei figli che portino avanti la propria visione del mondo e dovrà verificare che la vita non procede mai secondo la nostra progettazione e che soprattutto non c'è nessun uomo che possa essere compiutamente ciò che gli altri, fossero pure i genitori, pensano che debba essere.
La famiglia naturale risulta comunque un'opportunità per l'equilibrio affettivo dei suoi componenti anche quando sembra determinare conflitti insanabili.L'amore paterno, filiale, coniugale, sciolto dagli aspetti più propri di una prospettiva del "dovere", alla fine supera ogni conflitto e comunque riesce a sopravvivere nonostante incomprensioni, tradimenti e visioni culturali contrapposte.
Nonostante gli eventi conducono ad un fallimento dell'impresa, l'umanità è salva e si ricompone in nuove dimensioni sociali e culturali. Gli eventi di carattere generale sono ben rappresentati e si inseriscono criticamente nelle vicende delle storie personali. Molti luoghi comuni, gran parte di quelli che siamo soliti definire i nostri valori si sfaldano dinanzi alla realtà, alle prove che la vita ci presenta, e il processo culturale riprende il suo cammino proprio sulle rovine del valore caduto.Le classi sociali trovano un determinato equilibrio nella fabbrica di merendine San Lorenzo, anche grazie ai valori di cui è portatore Achille  che ad essi rimane fedele ma che evidentemente non sono valori condivisi sino in fondo dal mercato.
 Sarà un senatore atipico secondo lo stereotipo più diffuso e solo l'amore , il dovere di protezione che sente imperativo lo induce ad un atto corruttivo per sistemare il figlio omosessuale che lo ha allontanato per aver capito di rappresentare per il padre una profonda delusione.
Pur agli antipodi sessuali, rispetto al padre , Francesco ne ha ereditato l'onesta' e rinuncia al dottorato offertogli a seguito dell'intervento paterno.
 Paradossalmente da un atto illegale che è costato tanto all'autostima di Achille si produce un atto d'amore nei riguardi di quel figlio, che pur disapprovando , avverte per la prima volta di essere amato da quel padre che anch'egli ama pur detestando il suo sistema di valori e il suo stesso modo di essere padre e marito.
Per dirla con l'Autrice, parafrasando i più validi cantautori, qui de Andrè , nel testo Battisti, dal letame nascono i fiori.
Superba la figura di Nora la mamma moglie, punto di riferimento sacrificato al bene comune della famiglia, nonostante il suo bagaglio di insoddisfazioni e delusioni. Sempre presente e disponibile a capire le ragioni degli altri, pur di tenerli tutti collegati a se, trova il suo apparente rifugio nel piano forte.
Non è il caso di riprendere tutto il romanzo perché questi appunti vogliono essere una semplice e breve traccia della lettura di un libro per non perderne col tempo il senso.
Gloria,Andrea,Giulio,Antigone, Marta e tutti gli altri non hanno qui trovato citazione ma non per questo sono meno interessanti.
Il libro si lascia leggere con piacere e verso la fine si vorrebbe che non terminasse.