lunedì 25 dicembre 2017

La macchia umana di Philip Roth



Coleman Silk professore di Università di Lettere Classiche all’Athena College di cui era stato per anni valoroso e stimato preside di Facoltà, alla fine del secolo scorso, all’età di 71 anni, ormai vedovo, intraprese una relazione con una donna trentaquattrenne , Faunia Farley , che oltre a fare le pulizie in uffici pubblici e nella stesso college, abitava in una fattoria dove collaborava alla mungitura delle vacche.
Il racconto è fatto da un amico di Coleman cui era stato conferito dallo stesso un incarico di scrivere un libro contro i colleghi della stessa Università che avevano distrutto la sua immagine pubblica con l’accusa di aver tenuto comportamenti ed espresso frasi discriminanti nei confronti di due studentesse di colore. 
Il racconto è caratterizzato da continui rovesciamenti di prospettiva connessi soprattutto alla scoperta di segreti conservati dai personaggi, dall’intrecciarsi di situazioni e percezioni che improvvisamente si disvelano, non smarrendo mai del tutto la loro portata di equivocità e la incidenza nella vita e nelle scelte degli  stessi protagonisti che li avevano assunti a protezione di loro debolezze.
Coleman era nero sia pure con pelle di colore incerto e da giovane, a seguito di un umiliante rifiuto di una prostituta di avere rapporti con lui  perché nero, aveva deciso che avrebbe in tutti modi cancellato e tenuto nascosto tale circostanza, a quell’epoca fortemente discriminante.
Le conseguenze di tale scelta furono molteplici e sovente foriere di ulteriori sofferenze per se e per i propri cari.

Molto articolata è anche la dinamica delle rivelazioni fatte ad alcuni piuttosto che ad altri e l’incertezza stessa su coloro che ne fossero a conoscenza.