lunedì 26 febbraio 2018

Ti chiamavi Oksana di Vincenzo Viglione

Il tempo è andato più veloce per te e lo spazio a suo rimorchio è diventato irraggiungibile .
Neppure ora sai bene dove andare e perché.
Incandescente sorriso alla vita il tuo ,rotto ad un tratto dalla amarezza dei fatti.
Madre troppo presto e moglie battuta.
Una corsa verso la sicurezza  allontanandoti dalla fanciullezza, diventando presto morta.
Anche gelosa del tuo bel ragazzino pure lui, vivo e spinto e vinto dal destino in altra terra non so quanto amica, per cercare di fermarla questa vita, che per voi non doveva aver passato, ma fermarsi nel presente un po’ più a lungo..
Ti ho subito benvoluta, ho ammirato le tue esperienze, avrei voluto conservare il tuo bel viso quando vi appariva l’allegria.
Non c’è tempo neppure per una lacrima, la tragedia si consuma rapida.
Ma hai voluto che il tuo bimbo ricordasse il tuo viso e per lui, ancora una volta ti sei mossa, ti portano di corsa a mettere le ossa in una fossa: e tutto questo solo per amore della vita.
Non era questo il ritorno alla tua terra che sognavi , clandestina, non c’è posto che si compra col lavoro, non c’è vita che si fermi per rispetto.

Non c’è ragione che ci spieghi nulla: il dono è solo una carezza di sfuggita.

1 Febbraio 2006

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